Vengono da lontano, i Rocca. Lorenzo, un antico avo di Nanni Rocca, nei primi dell'800 esercitava a Gavoi la professione di notaio, sposato ad Anna Rosa Zedde, viveva nella parte più segreta e antica del paese: Sa Corte Manna, dove si radicherà la famiglia.
La sua progenie Efisio era un argentiere pratteri e trasmise la professione al figlio Lorenzo, Che Nel 1873 mise alla luce Efisio ( era uso comune dare ai figli il nome paterno).
Efisio segue le orme paterne, e tre dei suoi figli, Annesa, Zuannicca e Luisu (padre di Nanni), diventano argentieri inaugurando una tradizione che continua ancora oggi.
Da quegli anni lontani, l'attività di questa famiglia di abili orafi non conosce sosta.
A Sa Corte Manna su “fodde”, il mantice a manovella, soffiava ininterrottamente sulle braci del carbone di erica preparato a Sa Matta, per fondere l'argento, di cui era ricco il sottosuolo sardo, l'oro e i metalli meno nobili. Le pietre semipreziose della nostra terra: diaspri, corniole, geodi, sono in pochi a potersele permettere.
L'estro e la fantasia degli orafi allora aiutano i committenti più poveri: il modesto vetro, colorato con ossidi, viene trasformato come per magia e la natura diviene protagonista (conchiglie, denti e zanne).
Metalli senza valore vengono argentati, e chi li riceve li esibisce con la stessa fierezza di chi ostenta costosi gioielli.
Dalla bottega dei Rocca, “ispuligadentes”, “canzos de prata”, “guttones” e “guttonedos”, “aneddos lados” e “aneddos a perlinas”, “pendilinzones” e “nuscheras”, “orechinas”, “rosarios”, “sebezes” e “puleos”, oggetti di devozione, d'ornamento, amuleti nati da un'arte paziente e raffinata, iniziano un viaggio che non si ferma a Gavoi, perché i Rocca sono attesi con trepidazione a Ollolai, Tonara, Desulo, Busachi, Mamoiada, Ovodda, Bono, Sarule, Nuoro, Sassari...
Quei gioielli accompagnavano la vita dei nostri progenitori, in particolare delle donne, ne scandivano l'esistenza, regalando qualche attimo di gioia che tramandavano da una generazione all'altra. Dall'umile opercolo di murice incastonato in argento, sa perda è okru che proteggeva i bambini dal malocchio, ai doni del fidanzamento, del matrimonio, “sos donos” che ornavano le donne nei giorni di festa.
Questa nobile e secolare arte ha ereditato Nanni Rocca, ma non si è fermato qui.
La tradizione continua ancora oggi attraverso il figlio, maestro orafo e ricercatore storico Pierluigi.
Nel suo laboratorio di Oristano, dove vivono, riproducono, rielaborano, reinventano i motivi della nostra tradizione.
Sono stati realizzati da Pierluigi e Nanni Rocca, Opere per il Santo Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, per il Presidenti emeriti della Repubblica Ciampi, Scalfaro e Cossiga, per alte cariche dello Stato e importanti personalità dello spettacolo.
Le sue “Mostre Itineranti” raccolgono un'ampia retrospettiva dei suoi splendidi manufatti (già esposti a New York, Ginevra, El Cairo, Roma, Firenze, Savona, Milano, Pavia, Cagliari, Porto Cervo), attualmente i suoi gioielli sono esposti presso quattro Musei in Sardegna.
Mariangela Sedda.